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EDOARDO: POESIA DI UN CORPO D'ARTE IN SCENA OLTRE I CONFINI.

Ho incontrato Edoardo Brioschi nel 1980 al Centro Culturale dei Sordi di Milano, dove si tenevano corsi di preparazione per interpreti per sordi e attività culturali. Nella mia grande città grigia è apparso all’improvviso l’arcobaleno. Edoardo era un giovane uomo vivace, talentuoso e perspicace, organizzava attività ricreative e culturali e si prodigava per diffondere, fra le nuove generazioni delle scuole di Milano e dell’hinterland, la cultura dell’uso della “Lingua dei Segni” oggi chiamata LIS. Svolgeva il ruolo di docente ai corsi per la formazione di interpreti per sordi. Lo ricordo così Edoardo, come uno dei miei primi maestri nell’insegnamento della lingua dei segni, in un periodo storico in cui in Italia nell’educazione del bambino sordo delle scuole di metodo, il “gesto” era considerato per i bambini di ostacolo all’apprendimento della lingua parlata. Logopedisti, educatori, insegnanti scoraggiavano le famiglie all’uso del gesto nella comunicazione con i propri figli sordi.
Edoardo si è fatto carico e ha avuto l’onere di diffondere e sostenere l’importanza del gesto codificato nella comunicazione fra la comunità di sordi e udenti, per una cultura di integrazione.  Edoardo, così caparbio, ma nel contempo intuitivo, ha reso possibile l’avvio di un processo di cambiamento culturale e sociale all’approccio educativo/pedagogico nell’educazione dei bambini sordi nelle scuole italiane (metodo integrato). Edoardo era ed è uno spirito libero e combattivo, contro ogni tabù e pregiudizio, si è spinto oltre ai propri confini culturali e sociali nel mondo. Lo ricordo così, un giovane uomo idealista, anticonformista, determinato, poliedrico senza limiti: come l’onda più alta nell’oceano, come fulmine e tuono, come vento e tempesta, come l’aquila sulle alte vette …. poi però lo potevi tenere e cullare nel palmo della tua mano come un piccolo passero.

Edoardo: Un Corpo d’Arte

Poi le luci della ribalta, il suo talento di mimo, mago, attore, comico, poeta.  L’arte del suo corpo come un quadro d’autore, una scultura, una poesia, eros e pathos, in un corpo che parlava oltre le parole, nonostante le parole … poesia e silenzio, poesia e stupore, poesia e pelle, ossa, muscoli, naso, occhi, bocca e respiro, un corpo che toglieva il respiro, che a volte si schiudeva in una fragorosa risata, corpo senza lacrime svuotato e colmo, curioso e folle senza perché, infantile, fragile, ferito.  Un corpo linguaggio, un corpo d’arte in scena.
Che dire: un’estate Edoardo mi regalò alcuni suoi attrezzi del mestiere: una gabbia da sparizione, mi regalò una tortora bianca, Cinzia, che visse con me 12 anni, e poi mi ha regalato “Pathos”, destrezza, e la poesia di tutto il suo corpo in scena.  Un atto di comunicazione profonda e di amore infinito per il suo pubblico, nulla di casuale nel suo corpo e nei suoi movimenti in scena, Edoardo riusciva, durante lo spettacolo, a “darsi” totalmente, senza inibizioni, a tutti noi pubblico, noi potevamo nutrirci del suo sapere, noi pubblico potevamo nutrirci del corpo di Edoardo che ad ogni spettacolo sussurrava: “Eccomi per voi!”. La sua era la poesia di un corpo d’arte primordiale, pulsionale senza recinti e barriere, un corpo libero, un corpo a corpo col pubblico, un corpo pulsante e originale, un corpo d’arte.  Edoardo è stato il mio maestro nell’arte dei giochi di prestigio, mi ha iniziata alla poesia del teatro. A Edoardo voglio dire grazie per avermi insegnato la LIS, quando ancora in Italia non era riconosciuta. A Edoardo voglio dire grazie per avermi fatto incontrare persone speciali e stupende.

                                                                                                                                                                          Consuelo di Milano

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